Recensione di Marisa Provenzano

2 febbraio 2019
Grazie per avere scritto un’opera che ha la capacità di dare un significato
più profondo alla vita di ognuno di noi.


“La pozza del Felice” di Fabio Andina è un libro che ha la capacità di entrare nelle
fibre dell’anima, con la delicatezza di una pennellata o di un refolo di
vento. Un libro in cui il silenzio è il contatto con un infinito non soltanto
immaginato ma agognato; nella figurazione metaforica è la meta di un
uomo che, nel ricordo di un’infanzia fatta di cose semplici e all’apparenza
banali, riesce a ritrovare il ‘pieno’ della vita, a colmare i ‘vuoti’ che nel
tempo erano diventati rumore, luci e confusione.
E’ la montagna il luogo in cui non c’è solo la pace e la natura, ma è
l’apice del ‘sentire’, la vetta da cui lo scrittore guarda nel ‘profondo’ di
sé, ricongiunge gli ingarbugliati fili della sua vita, ne ritrova il senso e
invita a riflettere sul valore delle cose più piccole, riscoprendone la
grandezza. Fantasia e realtà, sogno e progetto diventano filosofia di vita,
Poesia del reale, realtà della Poesia.
Le nebbie e il freddo, la solitudine e il silenzio sono per lo scrittore gli
stimoli a proseguire il suo viaggio tra memoria e presente per ritrovare se
stesso e confermare a sé la meta del suo andare. La pozza del Felice è la
catarsi, la rinascita e l’appartenenza, la consapevolezza. Andina non è il
viaggiatore Ulisse di omerica memoria, ma è l’uomo che ha sete di
‘essenzialità’, di vita semplice fatta di suoni ovattati, dell’immersione
quotidiana in quella pozza gelata che tempra e forgia l’uomo nuovo ogni
giorno; la ‘pozza’ è realtà e metafora, ristoro e rinascita. L’opera è il
dialogo con il suo amico Felice, reale e ormai assente, un dialogo fatto di
sguardi e di silenzi, alla ricerca delle verità, mai dimenticate, dell’infanzia
ma anche dell’uomo in genere, quello di una società che ha luce e
frastuono, ma che ha perso l’autenticità. Andina, Poeta della ‘parola’,
contrappone la società della ‘velocità a quella della ‘lentezza’ che è la
possibilità di offrire a se stesso il ‘Pensiero’, come unica fonte vitale per
gustare più che il TEMPO l’ISTANTE. Asceta per scelta mentale, solitario e
consapevole narratore di una Poesia che l’uomo dimentica, bistratta,
riesce a dare allo spazio e al tempo una dimensione alchemica, nella
quale scopre l’inesplorata condizione di vita che ha sempre desiderato.
Un libro sussurrato, con il quale lo scrittore ci invita a sperimentare il
‘viaggio’ con lui lungo gli erti e scoscesi sentieri delle sue alpi ticinesi,
per scoprire che il silenzio e la semplicità possono diventare filosofia di
vita.

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